Un cammino… in compagnia – La tutoria ignaziana ai licei

La nostra scuola è all’avanguardia da molti punti di vista, ma un aspetto che la caratterizza particolarmente è l’attenzione che rivolge ai suoi studenti. La presenza di un campus implica una maggiore attenzione nei riguardi del singolo, amplificata
anche e soprattutto dalla presenza e assegnazione di tutor a partire dal liceo. La figura del tutor è stata ideata per affiancare lo studente durante il suo percorso scolastico, di crescita accademica e spirituale; ha sempre fatto parte della tradizione
dei gesuiti assumendo diversi nomi nel corso del tempo.

Ogni classe, a partire dal primo anno del liceo, viene assegnata ad un tutor, che durante il corso dell’anno riserva alcuni momenti per poter ascoltare dubbi, perplessità, per conoscere meglio la classe e per cercare di risolvere qualsiasi tipo di problema interno. I tutor d’altro canto sono gli stessi professori che si mettono a disposizione della scuola e degli studenti, ciò permette a nostro avviso una maggiore cura, ma soprattutto una maggiore apertura da parte dei ragazzi che, avendo già un rapporto di rispetto e fiducia reciproca con gli insegnanti, hanno una maggiore possibilità di confronto.

Il Gonzaga mette a disposizione due tipologie di tutor: uno di classe che come ho detto precedentemente è assegnato all’ intera classe, intesa per indirizzo, e di sua spontanea volontà oppure su sollecitazione dei ragazzi dedica qualche ora dell’anno all’attività di tutoria, ovvero al confronto ma soprattutto all’ascolto degli alunni. Una seconda tipologia di tutor è quella personale; quest’ultima viene assegnata a partire dal terzo anno del liceo ad ogni studente, ma a differenza della prima il tutor viene scelto dallo studente stesso a cui viene fornita una lista di insegnanti che si propongono per questa attività. Questa seconda tipologia è nata per offrire un supporto agli alunni dal punto di vista didattico e solo su loro richiesta verranno affrontate tematiche personali.

Attraverso il tutoraggio si cerca di affiancare e soprattutto di sostenere i ragazzi, che si trovano in una delicatissima fase della loro vita, l’adolescenza; l’essere condotta dagli insegnanti non deve far credere questa attività lontana dai ragazzi anzi, lo
scambio che avviene tra l’insegnante e gli alunni non viene posto esclusivamente sul piano didattico, ma si cerca di mettere in risalto il lato umano di entrambi. L’attività viene dunque posta come una sorta di chiacchierata con l’unico fine di far sentire accolti ed al sicuro gli studenti, ciò permette anche di rafforzare e di creare un rapporto più saldo e sincero.

Durante questi ultimi due anni la figura del tutor si è rivelata necessaria: sappiamo tutti quanto quest’ultimo periodo sia stato difficile e penso che tutti possiate immaginare quanto sia stato deleterio per noi ragazzi. In quest’occasione la presenza dei tutor è stata di estremo aiuto, non tutti hanno la possibilità o la voglia di parlare in casa o in altri ambienti dei propri problemi e molti di noi hanno trovato in essi un angolo di pace nel caos che stavamo vivendo. D’altra parte i professori si sono rivelati estremamente disponibili, ma soprattutto desiderosi di aiutarci, anzi molte volte sono stati loro a fare il primo passo senza che gli alunni parlassero…

Per dare un’idea più chiara di questa figura, in particolare del Tutor individuale, ho fatto alcune domande a Carlotta D’arpa e Costanza Montalbano, due ragazze del quarto anno del liceo, per capire un po’ come è stata vissuta questa attività e perché
secondo loro è importante. “Secondo noi è fondamentale che un alunno abbia un suo spazio personale all’interno della scuola dedicato esclusivamente a lui, confrontandosi poi con persone che lavorano tutti i giorni con i ragazzi e perciò sanno come porsi.

È molto utile anche per chi è nuovo e si inserisce in un contesto già formato, l’attività di tutoria lo può aiutare molto ad integrarsi in fretta. Infine è uno spazio di confronto ma soprattutto di sfogo dove si è certi che non si verrà giudicati.

Ho poi intervistato uno dei nostri insegnanti che da più tempo si occupa del tutoraggio qui al Gonzaga, il professore Alessandro Castelli, chiedendogli, invece, cosa lo ha spinto a proporsi come tutor e perché secondo lui questa figura è importante. “Ritengo che l’attività di Tutoria sia importante perché è un’attenzione in più della scuola nei confronti degli alunni. I ragazzi, infatti, non sono solo teste da riempire, sono soprattutto persone, che, come tutti, a volte vivono situazioni di disagio e per tale motivo vanno accompagnati, sia che si tratti di trovare insieme il metodo di studio più adeguato, sia che si tratti di imparare a relazionarsi con gli altri, compagni o docenti.

Per come la vivo io, l’esperienza tutoriale è un impegno bello. Da insegnante capita di rivivere le situazioni che mi capitavano quando ero adolescente. A volte non è semplice affrontarle, ma negli anni la tutoria mi ha aiutato a vedere le persone che si
nascondono dietro i volti degli studenti. E spesso sono bellissime. Il punto, comunque, non è dare la soluzione a un problema, ma guardare la propria situazione da un differente punto di vista. Proprio questo mi piaceva e mi piace tuttora: vedere le persone da un differente punto di vista. Vale sia per gli alunni che per gli insegnanti. Credo che la scuola debba fare crescere i ragazzi anche dal punto di vista umano proprio attraverso questo scambio di esperienze”.

Elena Sottile

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